Cos’è la fibromialgia?
Una delle condizioni più diffuse in ambito reumatologico, in italia 700mila casi di reumatismi extrarticolari.
Un paziente non nasce fibromialgico ma è una condizione che sopraggiunge in seguito all’insorgenza di altri dolori muscolo-scheletrici che poi diventa un quadro doloroso ampio.
Condizione caratterizzata da un dolore cronico nell’ambito muscolo-scheletrico associato ad astenia, stanchezza e disturbi del sonno.
Fibro per il coinvolgimento dei tessuti fibrotici e Mialgia per il coinvolgimento del dolore muscolare.
È inesistente un processo infiammatorio chiaro e reale. Le articolazioni non sono sottoposte a un processo di natura artritico/infiammatoria e quindi c’è l’assenza anche di deformità articolari.
Solitamente questo quadro patologico si instaura in seguito a traumi importanti, incidenti e interventi chirurgici, malattie sistemiche infiammatorie, traumi emotivi (perdita di familiari ad esempio), stress persistenti, prolungata insonnia.
Diagnosi, come avviene?
La diagnosi è per esclusione ed è caratterizzata dalla presenza di 11 tender point (punti algogeni) su 18 che risultano essere attivi, questi punti sono riscontrabili nelle giunzioni muscolo-tendine che presentano un inspessimento fibrotico maggiore; rievocabili alla palpazione. I Tender point sono bilaterali.
L’eziologia sconosciuta, potenziale influenza di elementi non fisici che possono partecipare al mantenimento di questa condizione (stress)
Prevalenza in aumento nella popolazione, il sesso femminile è quello maggiormente coinvolto, età media 30-50 anni. Possibile presenza in ambito pediatrico.
Cosa avverte il paziente?
TRE SINTOMI CHIAVE: DOLORE MUSCOLARE, ASTENIA, TURBE DEL SONNO.
-ú Dolore da tanto tempo (>3 mesi), diffuso, tirante, trafittivo, tensivo, pungente, bruciante, compressivo. Sensazione di rigidità diffusa e gonfiore.
-ú Ritmo del sonno alterato legato allo stress, con risvegli notturni e sensazione di non aver riposato abbastanza.
-ú Affaticamento presente con difficoltà nello svolgere le attività quotidiane.
Tale condizione può essere associato a cefalea cronica, sensazione di gonfiore diffusa, disturbi cronici legati alla digestione e evacuazione, ma anche legati all’area uro-genitale (disturbi del ciclo mestruale e vescica irritabile). Possono associarsi anche disturbi aspecifici all’articolazione temporo-mandibolare (click) e fenomeno di Reinalut.
Anche la presenza di formicolio e difficoltà cognitive possono essere legate; ma può anche essere associata a sindrome da tachicardia ortostatica.
Inoltre poi il 30% della popolazione ha distress (nausea, depressione, panico).
Cosa può fare il paziente?
I fattori che mantengono e aggravano tale condizione sono: insonnia, iperattività (attività fisica intensa) oppure inattività fisica, fattori psicologici (stress persistenti, scarsa capacità di affrontare le situazioni), locus of control esterno.
Dunque il paziente può agire su questi elementi per poter migliorare la propria condizione:
Il locus of control interno è essenziale perché è la predisposizione psicologica del soggetto ad intraprendere una decisione/ percorso terapeutico ed è essenziale in questo quadro patologico; il locus può essere esterno o spirituale ma questi non sono funzionali.
Dunque il paziente deve volersi mettere in gioco per la propria salute (capire cosa possono fare e agire) e non ricevere trattamenti passivi dando la responsabilità a chi lo tratta (farmacologicamente o manualmente).
Eseguire attività fisica a basso impatto può essere di aiuto per ripristinare uno stato di salute, tale pratica migliora la percezione del proprio corpo. Gli esercizi consigliati sono la camminata, la cyclette e acquagym.
Da non dimenticare l’approccio farmacologico atto a migliorare analgesia centrale e periferica.
Agire sul sonno, il sonno nella fase profonda ha un azione di rafforzare l’azione inibitoria efferente del sistema nervoso centrale sul dolore (chiudendo il cancello periferico).
Trattamento manuale, non sono presenti evidenze, ma il trattamento osteopatico si basa su meccanismo bottom-up e top-down (desensibilizzare il processo di sensibilizzazione centrale per agire su una percezione del dolore aumentata).
Utile aiutare il paziente anche ad intraprendere delle copies strategies funzionali. A livello pratico il trattamento si basa su alleggerire il carico tissutale periferico (azione su elasticità), il miglioramento del movimento con tecniche di mobilizzazione e drenaggio. Questo comporta quindi una miglior consapevolezza del corpo e una riduzione della sensibilizzazione periferica e del dolore.
L’osteopatia cosa può fare concretamente?
Il trattamento cranico agisce sui disturbi del sonno; per quanto riguarda il trattamento della periferia si esegue approccio non diretto, tramite tecniche come miofascial release, rilascio dei tender point, mobilizzazioni lente e graduali e tem (tecniche di energia muscolare). Lo scopo è quello di non far scatenare il dolore al paziente.
Le TEM rieducano anche il paziente, creando anche una mappatura a livello corticale legato al movimento. Inoltre richiede il coinvolgimento attivo del paziente e quindi riabilita certi movimenti che il paziente pensa che gli creino dolore e che invece scopre di poterli eseguire (aumento della consapevolezza). La TEM ha un azione sia bottom up che top down.